Antonio D'Agostino nasce nel 1938 a Catanzaro.
Fin dalla fine degli anni '50 la sua ricerca è incentrata sull'utilizzo di nuovi materiali (nastri, plexiglass, neon..) e sulla sperimentazione di performances e gesti, sfociando nell'analisi della visione e di una possibile progettualità con gli schemi luminosi.
Negli anni '60 realizza il ciclo delle Gabbie in cui sono evidenti le nuove ricerche sulla percezione visiva e l'allusione al rifiuto di una costrizione culturale e sociale.
Negli anni '70 realizza il ciclo degli Intonaci avvicinandosi alla ricerca che si stava affermando come “pittura analitica” secondo la quale le regole che portano alla costruzione della forma sono preminenti rispetto al risultato, fino a costituire esse stesse l'opera.
Fin dal 1963 l'interesse dell'artista si rivolge anche verso il cinema. D'Agostino realizza filmati in super 8 e 16 mm (Chiaro e Scuro, 1963) e negli anni '70 molti videotape.
Nel 1977 partecipa all'avventura della Cooperarte: cooperativa di artisti che cercava di esplorare nuove forme di rapporto e di confronto con il pubblico, di cui facevano parte anche C. Accardi, G. Alviani, C. Cappello, G. Colombo, E. Isgrò, C. Nangeroni, M. Nigro, L. Patella, A. Perilli, C. Pozzati, M. Rotella, G. Turcato e N. Vigo.
Negli anni '70 D'Agostino partecipa a: XXXVI Biennale di Venezia, Venezia - Italia + Documenta5, Kassel – Germania nel 1972; Art Basel, Basel - Svizzera nel 1975; IV VI e VII “CAYC International open Encounter on video” a Buenos Aires - Argentina; espone al Museum of Contemporary Art di Caracas - Venezuela e alla Fundaciò Joan Mirò di Barcellona - Spagna dal 1975 al 1977; Attendance in person - Video Art al Gugghenheim Museum, New York – USA + Museum of Modern Art, Tokyo – Giappone, nel 1977; Festival di Cannes, Cannes - Francia + Festival di Taormina – Italia, nel 1979; Performance CAYC, Beaubourg di Parigi - Francia nel 1980.
Nel 1978 concepisce il film La cerimonia dei sensi, che denuncia l'assetto politico e sociale dell'epoca e dà una personale interpretazione di quegli anni drammatici che vanno sotto il nome di “anni di piombo”. In Italia il film attira forti critiche e la censura, mentre nel 1979 in Francia riscuote grande successo al festival di Cannes.
L'artista si ritira dal mercato, dedicandosi ad una continua ricerca e sperimentazione dei mezzi non tradizionali.
Questa sua sparizione volontaria dalla scena artistica italiana viene anticipata nel 1979 da un comunicato video, realizzato con Pierre Restany, dal titolo Una sparizione annunciata, che conclude il primo fervido periodo della sua vita.
Si trasferisce quindi da Venezia a Parigi, dove dal 1980 al 2006 continua a dedicarsi al cinema e alla videoarte.
Nel 2006 rientra a Roma e riprende l'attività artistica realizzando alcuni video di grande interesse (Metamorfosi, 2006 e Fetus, 2009) e ottiene ancora notevoli riconoscimenti.
Partecipa a: Il gioco è fatto, mostra itinerante al Museo Vostell di Malpartida – Spagna, 2007; Museo Arte Contemporanea di Cordoba e di Siviglia – Spagna, 2008; La collezione Esso, GNAM, Roma – Italia; Videozoom, Sala Uno, Roma, 2007; Biennale Fluxus, Auditorio di Roma – Italia, 2010.