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Marchegiani Elio

Elio Marchegiani nasce a Siracusa nel 1929. Si avvicina alla pittura da autodidatta. Durante la sua fase informale e dopo l'incontro con Mario Nigro, inizia ad organizzare mostre ed incontri culturali. Dopo la conoscenza ed amicizia con Gianni Bertini, lascia la provincia per Parigi, Milano, Roma, Bologna (a Pianoro Vecchio, dove vive e lavora tutt'ora) e le isole di Favignana e di Ischia, in estate.

Nel 1959 partecipa alla VIII Quadriennale di Roma. A Firenze fa parte del "Gruppo 70", iniziando una solidale amicizia con Giuseppe Chiari. L'attenzione a Giacomo Balla, Marcel Duchamp, Lucio Fontana ed ai legami fra scienza ed immagine costituiscono la base del lavoro che, negli anni sessanta, sarà gestito da Guido Le Noci della Galleria Apollinaire a Milano e da Gaspero del Corso della Galleria L'Obelisco di Roma.

Dal 1969 insegna all'Accademia di Belle Arti di Urbino, prima "Tecnologia dei materiali e ricerche di laboratorio" e successivamente sarà nominato alla cattedra di "Pittura". Dirige detta Accademia dal 1983 al 1988.

Nel 1968 è alla Biennale di Venezia insieme alla ricostruzione di "Feu d'artifice" e i fiori futuristi ed altre opere lasciate da Giacomo Balla incompiute o con la scritta: "Ricostruiteli con i materiali della vostra epoca". Nel 2001 il Museo Teatrale alla Scala lo invita con la sua ricostruzione di "Feu d'artifice", riportata poi in grandezza originale per la mostra Sipario al Castello di Rivoli nel '97, esposta anche nel 2005 al MART di Rovereto nella mostra La danza delle Avanguardie ed anche a Palazzo Reale di Milano nel 2009 nella mostra Futurismo 1909-2009 - Velocità+arte+azione.

Dopo la ricerca sul movimento e la luce e la ricostruzione di Feu d'Artifice, l'idea di "tecnologia come poesia" lo porta ad un'analisi ancora più attenta del suo lavoro con opere ed ambientazioni.

La serie delle “Gomme”, destinate a morire nel tempo, eseguite tra il '71 e il '73, portate anche alla Biennale di Venezia del 1972 con la ricostruzione in scala del campanile di San Marco, precede il periodo in cui si dedica alle "Grammature di colore" e alle ricerche sui supporti (Intonaco, Lavagna, Pelle, Pergamena).

Partecipa alla FIAC di Parigi nel 1985 e 1986 e riceve una committenza franco-americana per installazioni permanenti nell'Ile Saint Louis a Parigi, al Castello di Blois lungo la Loira e successivamente a New York e San Francisco.

Nel 1986 Giorgio Celli lo invita alla Biennale di Venezia "Sezione Biologia".

Nel 1997 partecipa alla mostra "Dadaismo Dadaismi – da Duchamp a Warhol – 300 capolavori" a Palazzo Forti di Verona, con l'opera "Deus ex machina, 1965" invitato dal curatore Giorgio Cortenova.

Nel 1998 il Comune di Livorno, nello spazio del Museo Fattori, gli dedica un'ampia antologica che comprende le opere più significative dei diversi periodi della sua ricerca artistica con la pubblicazione di un catalogo dal titolo: "Fare per far pensare", logo del suo lavoro.

Nel 2001 è presente al Ministero degli Affari Esteri, nella "Collezione di artisti del XX Secolo alla Farnesina" a cura di Maurizio Calvesi che nel 2007-08, sempre con una "Grammatura di colore" lo invita al "Viaggio nell'arte italiana – cento opere dalla Collezione Farnesina" mostra itinerante nell'Europa Orientale e nell'America Latina.

Nel 2004 alla Mole Vanvitelliana di Ancona partecipa alla mostra "Riflessi nell'arte" ed in occasione del XXI Premio Sulmona, cui viene invitato da Giorgio di Genova, riceve il Primo Premio.

Nel 2007, in occasione dell'antologica nel Convento del Carmine di Marsala,viene pubblicato "Linee di produzione 1957-2007" a cura di Carola Pandolfo Marchegiani, edizione Carte Segrete, Roma.

Nel 2012 partecipa ad “Arte Programmata e cinetica anni ‘60 e '70” presso la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma.

Dalla fine del secolo ad oggi, la sua attività è rivolta ad opere tridimensionali ed ambientali, ed al suo "Fare per far pensare" dedito ad un'attenzione al mondo esterno, nella costante convinzione che l'artista debba raccontare anche la propria epoca.


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